Per gli antichi greci, oltre agli dei e
ai comuni mortali, esistevano gli Eroi nati dall’unione fra una divinità e un
essere umano.
Realizzavano imprese leggendarie e
arrivarono perfino a sfidare gli dei stessi o a misurarsi con i mostri da loro
creati, ma non vogliamo anticipare altro...e vi lasciamo al puro e semplice
piacere di racconti straordinari tramandati da millenni.
Da M. Piquemal, "Fiabe mitologiche di eroi e di mostri", Einaudi Ragazzi, 2011.
Per ascoltare i miti dalla nostra voce,
cliccare sul titolo. Buona lettura e buon ascolto!
Arione era un musico reputato un vero maestro nell’arte della lira.
Un giorno fu invitato in Sicilia per partecipare a una gara di musica. Dopo
aver vinto la gara Arione ripartì carico di doni. Questi doni erano così
preziosi da suscitare l’invidia del capitano. Il capitano gli disse che sarebbe
morto e Arione gli rispose che non aveva fatto niente di male. Il capitano
ribatté dicendo che aveva bisogno delle sue ricchezze. Arione lo supplicò di
risparmiarlo, ma il capitano non volle ascoltarlo.
Arione supplicò Apollo di aiutarlo ed egli gli suggerì di suonare un’ultima
volta. Lui obbedì alla sua proposta e iniziò a cantare. La sua voce era così
melodiosa che un gruppo di delfini si affollò davanti alla nave dove lui
suonava. Quando la melodia finì Arione si buttò fra le onde, un delfino lo
prese in groppa e lo portò a Corinto. Quando il capitano gettò l’ancora,
Periandro, il tiranno che governava Corinto, chiese notizie di Arione. Il
capitano affermò che il musico era stato trattenuto in Sicilia.
Ma a un certo punto Arione gli comparve davanti e Periandro dovette
ammettere che il capitano lo aveva preso in giro con quella falsa notizia. Così
sentenziò la condanna a morte del capitano.
Gruppo Le 4 schegge (Agnese, Elisa,
Giada, Noè)
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Una scena del mito
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Aracne,tessitrice per l’eternità
Atena era la dea delle arti, era anche la tessitrice dell’Olimpo.
Un giorno sentì parlare di una ragazza molto esperta nell’arte del tessile.
Si chiamava Aracne e le sue capacità erano: le creazioni di abiti e dei tessuti
molto belli.
Atena volle confrontarsi con il talento della giovane quindi si recò alla
bottega di Aracne dove trovò una ragazza arrogante. Si sarebbe visto chi era la
più abile. La gara iniziò, poiché Aracne non rinunciò all’idea di rivaleggiare
con una divinità.
Atena scelse di immortalare sulla sua tela le bellezze dell’Olimpo e della
corte degli Dei. Aracne pensò invece di rappresentare i peccati di Zeus.
Le due sfidanti terminarono nello stesso istante: la creazione di Atena era
incantevole, ma quella di Aracne non era da meno. Atena non trovò nulla da
ridire, ma presa dall’ira colpì e distrusse il capolavoro di Aracne.
Aracne aveva capito che non poteva competere contro la dea degli arti,
quindi andò nel granaio e si impiccò.
Allora Atena versò sul corpo di Aracne un liquido magico, così il suo corpo
si trasformò in un ragno e poté tessere in eterno.
Gruppo Gli artisti (Aurora,
Mattia C., Alessandro, Viola M.)
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Una scena del mito
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Tantalo e il supplizio del desiderio
Tantalo era il re della Lidia, si pensava fosse figlio di Zeus.
Avvantaggiato dalla sua origine godeva di molti favori, essendo amico degli Dei
avrebbe potuto vivere molto felicemente.
Ma cercò di ingannare gli Dei rubando il nettare e l’ambrosia, il cibo
celeste, per farlo assaggiare ai suoi amici.
Tantalo esagerò e Zeus distrusse il suo regno. Zeus lo esiliò e lo
condannò al supplizio eterno. Infatti lo immerse in una palude dove non
poteva né bere né mangiare, anche se li aveva a portata di mano.
Questo era il castigo che Zeus aveva pensato per Tantalo.
Gruppo Sarciccia (Mariagrazia,
Matteo, Sara P., Viola G.)
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Una scena del mito
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Mida era un sovrano con scarsa intelligenza.
Un giorno, Dioniso si trovò a passare nel regno di Mida con il suo
seguito.
Quando il corteo si fu allontanato, venne trovato Sileno, un vecchio
ubriaco compagno di Dioniso. Mida lo accolse, lo fece dormire e al suo
risveglio gli offrì dieci giorni di festa e divertimento. Dioniso, tornato a
riprendere l’amico, fu contento e decise di premiare Mida.
Mida chiese ingenuamente che fosse trasformato in oro tutto ciò che
toccava. Dioniso lo esaudì; ma Mida non si accorse di aver commesso un errore.
Infatti, anche i cibi e le bevande si tramutavano in oro. Il dono del dio lo
avrebbe portato a morte certa.
Mida, implorò la clemenza del dio, che gli ordinò di bagnarsi al fiume
Pattolo. Con grande sollievo, Mida perse il suo potere.
Il re, però, non smise di parlare a caso. Un giorno, Gorgia il satiro e
Apollo si sfidarono in una gara di musica. Tutti i presenti diedero la
preferenza alla musica del dio, ma Mida preferì la musica del satiro.
Allora, Apollo, si vendicò appioppando al re un paio di orecchie d’asino.
Mida, vergognandosi, si rese conto, che più tempo passava, più le orecchie
crescevano.
Così andò dal barbiere e gli fece giurare il silenzio, minacciandolo di
farlo uccidere.
Il barbiere mantenne il silenzio per molto tempo. Ma poiché gli pesava,
Apollo disse al barbiere di rivelare il segreto alla terra scavando una buca e ricoprendola
dopo la rivelazione. In quel luogo crebbero dei giunchi che ogni volta che
venivano mossi dal vento, mormoravano il segreto del re. In poco tempo il
segreto fu divulgato e Mida, pieno di vergogna, fuggì nel bosco.
Gruppo Mascherati (Alessio,
Caterina P., Isabella, Rayan)
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Un giorno Zeus sentì che gli uomini non erano più quelli di una volta.
Zeus andò subito a controllare sulla Terra per controllare, e inorridì.
Allora andò verso le campagne, sperando di trovare un po’ più di umanità.
Giunse nel paese del re Licaone, che gli offrì un banchetto. Ma Zeus non
sapeva che gli aveva appena offerto carne umana. Zeus appena lo scoprì fu preso
da una rabbia tale che decise di cancellare gli uomini dalla faccia della
terra.
Chiamò il fratello Poseidone, e gli chiese di sommergere il mondo d’acqua.
Il diluvio durò per 9 giorni.
Gli uomini non riuscirono a sopravvivere, eccetto due persone dal cuore
puro: Deucalione e sua moglie Pirra.
Deucalione sapeva del diluvio e si preparò. Così alle prime gocce del
diluvio si chiuse insieme a sua moglie Pirra in una grande cassa di legno piena
di provviste.
Dopo il diluvio uscirono dalla loro “imbarcazione” e andarono a implorare
gli Dei.
Zeus ascoltò le loro preghiere e ordinò alle acque di ritirarsi. Deucalione
e Pirra camminarono a lungo e arrivarono sul monte Parnaso e si fermarono
in un tempio dedicato a Zeus.
Deucalione e Pirra sentirono una voce che diceva di andare fuori dal tempio
e gettare dietro di loro le ossa della grande madre.
La coppia uscì dal tempio pensando cosa fossero le ossa. Pirra suggerì che
erano i sassi. Non erano molto convinti, ma raccolsero due grosse pietre e se
le gettarono alle spalle.
Allora si compì un miracolo: da Pirra nacque una donna e da Deucalione
nacque un uomo.
Fu così che la Terra riprese vita.
Gruppo Pallone d’oro (Anna,
Elena, Gabriel, Mihai, Niccolò)
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Il dono di Atena alla Grecia
Atena era la dea della saggezza e Poseidone il dio del mare.
Un giorno a causa di una disputa, le due divinità dovettero fronteggiarsi.
Preferendo evitare di schierarsi, Zeus decretò, che arbitro della disputa
sarebbe stato il re buono e giusto di quella contrade, Cecrope.
Cecrope riunì invece i suoi consiglieri e insieme a loro stabilì di dare la
preferenza alla divinità che avrebbe fatto all’Attica il dono più utile.
Piantando a terra il suo tridente, Poseidone fece apparire dal suolo una
sorgente d’acqua salata e donò al re Cecrope un magnifico cavallo nero.
Atena parve meno generosa: puntò il dito a terra e fece spuntare un albero
dal tronco nodoso che oggi conosciamo col nome di ulivo.
Cercope, il re buono e giusto, non ebbe bisogno di riflettere a lungo; si
volse alla dea e la dichiarò protettrice dell’Attica. Cecrope donò ad Atena una
città in suo onore, “Atene”.
Gruppo I Pro (Caterina B., Giacomo, Jacopo, Mattia P.,
Sara G.)
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